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La monaca di Monza

La monaca di Monza o Gertrude è una giovane donna (1) che ha un’età che si aggira intorno ai venticinque anni (2) ed è collocata a Monza. Il suo nome viene nominato per la prima volta nell’analessi del capitolo IX in cui è presente la sua biografia (3). Gertrude fa la monaca di professione e viene chiamata più volte con l'appellativo laico “signora” che è legato al potere che esercita all’interno del monastero (4, 5). Infatti, ella deriva da un classe sociale alta e i suoi genitori sono i discendenti di un'antica e illustre famiglia proveniente dalla Spagna e il padre di Gertrude è anche il feudatario di Monza (6, 7, 8) e viene ribadito più volte nel corso del racconto la sua nobiltà (9, 10, 11). Ella fu l’ultima figlia della famiglia (12) e venne mandata in monastero a causa delle usanze dell’epoca: con l'estensione dell'istituto del maggiorasco in Italia, diritto di successione nato e diffuso in Spagna nel XVI secolo, il patrimonio familiare divenne indivisibile, e veniva trasmesso al primogenito o al maschio più vicino (13, 14). La sua fu una vocazione impostale, imposta prima della nascita (15, 16) e il padre, maestro nell’arte dell’arte della diplomazia e della finzione, la manipolava attraverso l’impiego di oggetti come bamboline con vestiti da monaca o attraverso l'utilizzo di complimenti per instillare nella sua mente un falso desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica (17, 18, 19). Tutti i membri della famiglia ubbidivano al capofamiglia creando un clima di complicità in cui Gertrude non poté che assecondare i voleri del padre (20). Per quanto riguarda la descrizione fisica di Gertrude, è presente un ritratto esteriore che illustra la sua bellezza come una bellezza sbattuta, sfiorita e scomposta. I tre aggettivi indicano rispettivamente: uno stato in cui una forza esterna le è venuta in contro, la sua intima debolezza e la sua fragilità. faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta (21).  Nel romanzo, il ritratto esteriore di un personaggio o l’ambiente in cui vive è una trasposizione della sua psicologia e ciò si può dal contrasto tra il colore bianco, che indica la purezza, e il colore nero, che indica il male, creando una doppia personalità (22, 23, 24). Nel vestire, si possono notare caratteristiche di un abbigliamento laico come il fatto di esporre ciocche di capelli dalla benda e per il fatto che il vestito è più stretto al livello della vita (25). Ella è di sangue nobile e di conseguenza poteva trasgredire le regole monastiche. Dal punto di vista caratteriale, aveva risentito delle influenze paterne fin da bambina: Il padre quando vedeva Gertrude avere degli atteggiamenti negativi, non li fermava ma li sfruttava solo per incentivare la figlia a intraprendere la carriera monastica e ricevette un'educazione coercitiva volta ad alimentare superbia e orgoglio spronandola ad essere superiore rispetto agli altri per il suo ceto dominante (26, 27, 28, 29, 30, 31). Quando diventò monaca sviluppò l'idea della necessità del suo consenso come conseguenza della sua educazione infantile e come un atteggiamento di ribellione verso l'imposizione alla vita monastica da parte del padre (32, 33). Alcune volte si sentiva sola a causa della sua stessa superbia (34) e in certi momenti sentiva il bisogno di affetto e pietà (35), ma veniva comunque considerata inquieta e bisbetica dalle altre suore (36). Ella è un personaggio secondario e appare nei cap. IX, X, XX. Può essere considerato come un personaggio secondario perché ha un ruolo molto più marginale rispetto ai protagonisti e la storia non ruota intorno a lei, comparendo poche volte nel romanzo. Inoltre, ha la funzione di oppositore perché aiuta Egidio a rapire Lucia (37). In ambito religioso, Gertrude ha un'idea totalmente distorta della religione che viene vista come uno strumento per ottenere la felicità terrena attraverso la santificazione dell'orgoglio e (38), per di più, non adempie alle sue mansioni religiose adeguatamente (39, 40). La monaca di Monza è una figura ambigua ma parzialmente negativa perché ha una debole statura morale, che le impedisce di prendere decisioni morali, e a causa di ciò sviluppa una debole resistenza e tende a essere sopraffatta dagli altri rendendola facilmente condizionabile e di conseguenza non riesce a difendere le proprie idee e i propri principi (41). Nonostante il fatto di aver offerto asilo a Lucia e ad Agnese, in fuga da Don Rodrigo, è facilmente condizionabile e tende a stare dalla parte del male, infatti uccise la convessa che scoprì la sua relazione segreta con Egidio (42) e fu cruciale nel di rapimento dell'Innominato per Lucia. Le vengono sempre offerte delle scelte positive e giuste ma opta per quelle sbagliate e alla fine diventa la vittima delle sue stesse decisioni (43, 44).

NOTE:

1 - a quel che dicono, è una delle più giovani (Cap. IX).

2 - Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, (Cap. IX).

3 - Quando venne alla luce, il principe suo padre, volendo darle un nome che risvegliasse immediatamente l'idea del chiostro, e che fosse stato portato da una santa d'alti natali, la chiamò Gertrude (Cap IX)

(Manzoni, per descrivere il personaggio di Gertrude, si ispirò alla storia di suor Virginia o Marianna di Leyva, attraverso le cronache dello storico Giuseppe Ripamonti, e forse, per alcuni elementi, si ispirò alla storia di Jacqueline Arnaud (madre Angelica), che, dopo essersi monacata per forza ed essere diventata badessa di Port Royal, raggiunse la santità in seguito a un periodo di ribellione. Manzoni, nonostante il fatto che si sia ispirato a personaggi reali, sbagliò la collocazione della vicenda che avvenne trent'anni prima del tempo in cui egli l'aveva posta. Con la scelta del nome Gertrude, Manzoni probabilmente si riferisce alla santa Gertrude, figlia di Pipino il Brabante, principessa e badessa del monastero di Nivelle in Francia durante il VII secolo.)

4 - ”La signora,” rispose quello, “è una monaca; ma non è una monaca come l’altre. Non è che sia la badessa, né la priora;[...]” (Cap IX)

5 - “non c'è che la signora: se la signora vuol prendersi quest'impegno…” (Cap IX)

6 - ma è della costola d’Adamo; e i suoi del tempo antico erano gente grande, venuta di Spagna, dove son quelli che comandano; e per questo la chiamano la signora, per dire ch’è una gran signora; e tutto il paese la chiama con quel nome, perché dicono che in quel monastero non hanno avuto mai una persona simile; e i suoi d'adesso, laggiù a Milano, contan molto, e son di quelli che hanno sempre ragione, e in Monza anche di più, perché suo padre, quantunque non ci stia, è il primo del paese; onde anche lei può far alto e basso nel monastero; e anche la gente di fuori le porta un gran rispetto; (Cap IX)

7 - Il buon conduttore delle due donne ha detto che il padre della signora era il primo in Monza: e, accozzando questa qualsiasi testimonianza con alcune altre indicazioni che l'anonimo lascia scappare sbadatamente qua e là, noi potremmo anche asserire che fosse il feudatario di quel paese. (Cap IX)

8 - Fate vedere di che sangue uscite: manierosa, modesta; ma ricordatevi che, in quel luogo, fuor della famiglia, non ci sarà nessuno sopra di voi. (Cap X)

9 - Gl'impicci e le noie del mondo, e la vita beata del chiostro, principalmente per le giovani di sangue nobilissimo, furono il tema della conversazione, durante il tragitto. (Cap. X)

10 - Nel dir questo, s'era voltato verso la principessa; (Cap X), (11. “No, no, signora principessa: la madrina deve prima di tutto piacere alla sposina; e benché l'uso universale dia la scelta ai parenti, pure Gertrude ha tanto giudizio, tanta assennatezza, che merita bene che si faccia un'eccezione per lei” ( Cap X)

11 - “No, no, signora principessa: la madrina deve prima di tutto piacere alla sposina; e benché l'uso universale dia la scelta ai parenti, pure Gertrude ha tanto giudizio, tanta assennatezza, che merita bene che si faccia un'eccezione per lei” ( Cap X)

12 - Era essa l'ultima figlia del principe ***, gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i più doviziosi della città. (Cap IX)

13 - Quanti figliuoli avesse, la storia non lo dice espressamente; fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti dell'uno e dell'altro sesso, per lasciare intatta la sostanza al primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioè de' figliuoli, per tormentarsi a tormentarli nella stessa maniera. (Cap. IX)

14 - Rimaneva soltanto da decidersi se sarebbe un monaco o una monaca; (Cap. IX)

15 - La nostra infelice era ancor nascosta nel ventre della madre, che la sua condizione era già irrevocabilmente stabilita. (Cap. IX)

16 - A sei anni, Gertrude fu collocata, per educazione e ancor più per istradamento alla vocazione impostale, nel monastero dove l'abbiamo veduta (Cap IX)

17 - Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavano monache; (Cap IX)

18 - 18.“che madre badessa!” ( Cap XI)

19 - Tutte le parole di questo genere stampavano nel cervello della fanciullina l'idea che già lei doveva esser monaca; (Cap IX) 

20 - Nessuno però le disse mai direttamente: tu devi farti monaca. Era un'idea sottintesa e toccata incidentemente, in ogni discorso che riguardasse i suoi destini futuri. (Cap XI)

21 - faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. (Cap IX)

22 - Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non d'inferiore bianchezza; un'altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo d'un nero saio. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con un rapido movimento. Due occhi, neri neri anch'essi, si fissavano talora in viso alle persone, con un'investigazione superba; (Cap IX)

23 - Le gote pallidissime scendevano con un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione. Le labbra, quantunque appena tinte d'un roseo sbiadito, pure, spiccavano in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei, vivi, pieni d'espressione e di mistero. (Cap. IX)

24 - e le bianchissime dita intrecciate ne' vòti; (Cap IX)

25 - Nel vestire stesso c'era qua e là qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla benda usciva sur una tempia una ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava o dimenticanza o disprezzo della regola che prescriveva di tenerli sempre corti, da quando erano stati tagliati, nella cerimonia solenne del vestimento. (Cap. IX)

26 - Se qualche volta la Gertrudina trascorreva a qualche atto un po' arrogante e imperioso, al che la sua indole la portava molto facilmente, “tu sei una ragazzina,” le si diceva:”queste maniere non ti convengono: quando sarai madre badessa, allora comanderai a bacchetta, farai alto e basso” (Cap IX)

27 - Qualche altra volta il principe, riprendendola di cert'altre maniere troppo libere e famigliari alle quali essa trascorreva con uguale facilità, - ehi! ehi! - le diceva; - non è questo il fare d'una par tua: se vuoi che un giorno ti si porti il rispetto che ti sarà dovuto, impara fin d'ora a star sopra di te: ricordati che tu devi essere, in ogni cosa, la prima del monastero; perché il sangue si porta per tutto dove si va. (Cap IX)

28 - Gertrudina, nudrita nelle idee della sua superiorità, parlava magnificamente de' suoi destini futuri di badessa, di principessa del monastero, voleva a ogni conto esser per le altre un soggetto d'invidia; e vedeva con maraviglia e con dispetto, che alcune di quelle non ne sentivano punto. (Cap. IX)

29 - I parenti e l'educatrici avevancoltivata e accresciuta in lei la vanità naturale, per farle piacere il chiostro; (Cap. IX)

30 - Gertrude, appena entrata nel monastero, fu chiamata per antonomasia la signorina; posto distinto a tavola, nel dormitorio; la sua condotta proposta all'altre per esemplare; chicche e carezze senza fine, e condite con quella famigliarità un po' rispettosa, che tanto adesca i fanciulli, quando la trovano in coloro che vedon trattare gli altri fanciulli con un contegno abituale di superiorità. (Cap. IX)

31 - Talvolta, volendo pure godersi intanto qualche cosa di reale e di presente, si compiaceva delle preferenze che le venivano accordate, e faceva sentire alle altre quella sua superiorità; (Cap. IX)

32 - L'idea della necessità del suo consenso, idea che, fino a quel tempo, era stata come inosservata e rannicchiata in un angolo della sua mente, si sviluppò allora, e si manifestò, con tutta la sua importanza. (Cap. IX)

33 - Dietro questa idea però, ne compariva sempre infallibilmente un'altra: che quel consenso si trattava di negarlo al principe padre, il quale lo teneva già, o mostrava di tenerlo per dato; (Cap. IX)

34 - talvolta, non potendo più tollerar la solitudine de' suoi timori e de' suoi desidèri, andava, tutta buona, in cerca di quelle, quasi ad implorar benevolenza, consigli, coraggio. ( Cap. IX)

35 - in certi momenti, un attento osservatore avrebbe argomentato che chiedessero affetto, corrispondenza, pietà; altre volte avrebbe creduto coglierci la rivelazione istantanea d'un odio inveterato e compresso, un non so che di minaccioso e di feroce (Cap. IX)

36 - La loro aria di pietà e di contentezza le riusciva come un rimprovero della sua inquietudine, e della sua condotta bisbetica; e non lasciava sfuggire occasione di deriderle dietro le spalle, come pinzochere, o di morderle come ipocrite. (Cap. X)

37 - Quella stessa voce, che aveva acquistato forza e, direi quasi, autorità dal delitto, le impose ora il sagrifizio dell'innocente che aveva in custodia. (Cap XX)

38 - Ma la religione, come l'avevano insegnata alla nostra poveretta, e come essa l'aveva ricevuta, non bandiva l'orgoglio, anzi lo santificava e lo proponeva come un mezzo per ottenere una felicità terrena. (Cap IX)

39 - “Quali pericoli?” interruppe la signora. “Di grazia, padre guardiano, non mi dica la cosa così in enimma. Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto”

“Sono pericoli,” rispose il guardiano, “che all'orecchie purissime della reverenda madre devon essere appena leggermente accennati…” (Cap. IX)

(Il padre guardiano riprende il discorso di Agnese che chiede rifugio al monastero a causa di "gravi pericoli" legati a don Rodrigo a Lecco e la monaca mostra negligenza, chiedendo informazioni personali superflue che non dovrebbero interessare a un religioso, allontanandosi dal suo compito spirituale, e viene indirettamente chiamata dal padre guardiano alla sua condizione religiosa.)

40 - La signora moltiplicava le domande intorno alla persecuzione di don Rodrigo, e entrava in certi particolari, con una intrepidezza, che riuscì e doveva riuscire più che nuova a Lucia, la quale non aveva mai pensato che la curiosità delle monache potesse esercitarsi intorno a simili argomenti. (Cap X)

41 - La sventurata tentò tutte le strade per esimersi dall'orribile comando; tutte, fuorché la sola ch'era sicura, e che le stava pur sempre aperta davanti. Il delitto è un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente. A questo Gertrude non voleva risolversi; e ubbidì. (Cap XX)

42 - Forse se ne sarebbe potuto saper di più, se, in vece di cercar lontano, si fosse scavato vicino. (Cap X)

43 - Con tutto ciò, la supplica non era forse ancor giunta al suo destino, che Gertrude s'era già pentita d'averla sottoscritta. Si pentiva poi d'essersi pentita, passando così i giorni e i mesi in un'incessante vicenda di sentimenti contrari. (Cap IX)

44 - Ma tutte quelle risoluzioni sfumavano alla considerazione più riposata delle difficoltà, al solo fissar gli occhi in viso al principe. (Cap X).

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