top of page

Descrizione del personaggio

Lucia Mondella è una ragazza di circa 20 anni (1) residente a Lecco. Vive insieme alla madre Agnese, ed è particolarmente legata al giovane Renzo (suo promesso sposo), con cui condivide età e paese. Ella è inoltre uno dei personaggi principali dei Promessi Sposi, nonché causa scatenante di tutti gli eventi narrati nel romanzo, in quanto bersaglio del signorotto Don Rodrigo (che, per una scommessa personale, stravolge i piani dei promessi sposi Renzo e Lucia, dando inizio alla narrazione). Il suo nome viene citato per la prima volta nel primo capitolo (2) , da uno dei bravi che insidiavano Don Abbondio; Lucia appare di persona nel seguente capitolo, il secondo. Ella lavora stagionalmente come filatrice, e sostiene la madre svolgendo anche la contadina; nonostante ciò, nel libro viene descritta con il termine più generale "operaia" (3). La classe sociale di Lucia si rispecchia direttamente sul suo aspetto; la sua è una bellezza "modesta" e la semplicità della sua figura ne è la prova. Persino il suo atteggiamento in abito da sposa è caratterizzato da "modestia un po' guerriera" tipica delle contadine (4). Però, questa sua apparente umiltà nasconde un importante lato della sua persona, che si rivelerà nel corso della storia, fino a influenzare direttamente il suo destino e quello dei suoi conoscenti. La ragazza è infatti ricoperta da un manto di sacralità, che si nota fin da subito dal suo forte sostegno alle cariche religiose del paese, che riempie di offerte e donazioni; il suo rispetto per la religione e per la "retta via" si ritrova successivamente nella notte degli imbrogli (5), ove ella è costretta a compiere con riluttanza una scelta che trascende le imposizioni e le convenzioni della chiesa, per amore del suo amato Renzo. L'idea di tale imbroglio è riconducibile alla madre, Agnese, che voleva svolgere un matrimonio a sorpresa tra la figlia e Renzo, cioè costringere con l'inganno Don Abbondio a sposare i due giovani. In questa situazione, Lucia è costretta a scegliere tra il suo amore per Renzo e la rispettata convenzione religiosa; finisce quindi per essere coinvolta dalle pressioni della madre e del promesso sposo, e con ambigua riluttanza (6) accetta la proposta. D'altro canto, il rispetto di Lucia verso il clero ha molte volte un fine, così come il suo attaccamento verso gli ideali religiosi: tale è infatti la sua arma in un mondo in cui vige la regola del più forte; le sue parole risvegliano gli animi corrotti dei signorotti seicenteschi e dei loro scagnozzi (7), ai quali viene instillata la paura di una forza che non possono dominare con la mera violenza, -la paura di dio-.  Questa sua forza riesce a scuotere gli uomini più delittuosi del suo tempo, tra cui l'Innominato, temuto signore Lombardo (che capeggia numerosi bravi), che ha sempre vissuto la sua vita come una sfida contro la legge e l'ordine pubblico. Proprio lui sarà l'uomo più colpito dalle parole di Lucia, tanto da voler abbandonare la sua tracotanza per vivere una vita civile e rispettabile (8); la stessa cosa varrà per la vecchia, alleata dell'Innominato, anch'ella influenzata dalla personalità della ragazza (9).  Durante il suo soggiorno a Monza, poco prima di essere rapita dai bravi dell'Innominato, Lucia fa la conoscenza della monaca di Monza; il primo approccio è difficile, dato che le figure di Lucia e della monaca sono completamente opposte: la monaca è caratterizzata da una forte ambiguità, che si denota non solo dall'aspetto, ma anche dalla sua gestualità; elementi che possiedono significato se interpretati in funzione del suo passato (ella è stata costretta alla vita di monaca di clausura e ha persino avuto una relazione con un bravo). Nonostante ciò, tra le due donne di fede si instaura un inusuale amicizia che viene interrotta dalla richiesta dell'Innominato a cui la monaca si trova costretta a sottostare; fino all'ultimo però, la monaca tenterà di far comprendere a Lucia il pericolo e la saluterà con grande tristezza e riluttanza (10). La forza interiore di Lucia è proporzionale all'intensità della sua fede, ma questa caratteristica le si rivolterà contro, come ad esempio durante la scena del voto di castità: Lucia, tenuta prigioniera nel castello dell'Innominato, decide di proclamare la sua assoluta fede alla Madonna proponendo un voto di castità, in cambio della liberazione dalla sua agonizzante prigionia; ciò le impedirebbe di sposare Renzo, in quanto dovrebbe rimanere una vergine per il resto della sua vita. Una volta libera, Lucia non rivelerà a nessuno del voto fatto a Maria (fino al capitolo 26), e si ritroverà nel giro di qualche capitolo segregata nelle mura dell'abitazione di un altro nobile, donna Prassede, la quale offrirà a Lucia la possibilità di nascondersi da Don Rodrigo ospitandola nella sua dimora. Ella tenterà inoltre di distogliere Lucia dal suo intenso amore per Renzo, sentimento che però non verrà in alcun modo abbandonato dalla ragazza, la quale ne comprende la natura, ma tenta di rispettare il suo voto alla Madonna pensandoci il meno possibile.  Lucia riapparirà successivamente nel capitolo XXXVI, a Milano, nel periodo in cui la peste attaccò la popolosa città. In questa situazione, la si ritrova nel Lazzaretto, intenta a soccorrere una donna appestata diventata oramai sua amica poiché ritrovatasi nella sua medesima condizione (anche Lucia aveva contratto la malattia, e si era ritrovata nel Lazzaretto insieme a questa donna; La ragazza però è guarita, a differenza della sua amica). Questo capitolo è importante poiché in esso avviene l'incontro tra Renzo e Lucia: la promessa sposa non approva la decisione di Renzo di venire a visitarla sapendo del voto di castità, e lo intima di andare. Renzo non demorde, e chiama lo stesso Fra Cristoforo per risolvere la faccenda; egli infatti tenta di sciogliere il voto di Lucia, ma anche in questo frangente la ragazza non vuole definirsi totalmente soddisfatta, poiché ricorda l'ardore con cui aveva pronunciato le fatidiche parole, e la sua spiccata religiosità le impedisce di sorpassarlo con così tanta facilità. Nonostante ciò, alla fine, ella accetterà la proposta di Fra Cristoforo, affermando però di voler assistere la sua amica appestata fino alla sua guarigione completa, intimando Renzo di riferire della sua condizione alla madre, Agnese. 
 

Dettagli e considerazioni

• Lucia è un personaggio statico, ed è contrapposta alla dinamicità del suo amato, Renzo, che presenta più sfaccettature della ragazza. 

•Dopo la notte degli imbrogli le sue avventure prendono un'altra strada rispetto a quelle di Renzo. Infatti, Lucia viene inviata a Monza, mentre Renzo si ritrova a Milano. Ella è presente come protagonista o come personaggio coinvolto di persona nello svolgimento della storia nei seguenti capitoli: II (prima apparizione del personaggio), III , IV , V , VI , VII , VIII, IX (arrivo a Monza e separazione da Renzo) , X , XVIII, . XX (cattura di Lucia da parte dei bravi capeggiati dal Nibbio, sotto ordine dell'Innominato), . XXI, XXII, XXIV (allontanamento dal castello dell'Innominato), XXV, XXVI (trasferimento alla villa di donna Prassede), XXVII, XXXVI (riunione con Renzo) ... (i successivi non sono presi in considerazione).

•Nel Fermo e Lucia era indicata col nome di Lucia "Zarella"

•Una delle poche sequenze poetiche dei Promessi Sposi viene presentata come pensiero di Lucia, circa l'abbandono della sua terra natale (11). Questa sequenza, di spiccato stampo lirico, descrive la mestizia di Lucia nell'abbandonare Pescarenico; nella descrizione idillica della città natale aleggia un grande sconforto, che si manifesta tramite la figura di Don Rodrigo, che infesta i pensieri della ragazza. Nonostante ciò, nei suoi pensieri si presenta anche la Provvidenza, che allontana momentaneamente la figura del signorotto dalla mente della ragazza, facendole ritrovare il coraggio perduto (12)

Note

(1) - "I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d'argento, che si dividevano all'intorno, quasi a guisa de' raggi d'un'aureola, come ancora usano le contadine nel Milanese." (cap.2)

Da questo primo passo si può capire che Lucia possiede ancora la bellezza giovanile, indicata dall'attenta descrizione dei suoi capelli, che ne risalta la lucentezza ("lunghi spilli d'argento") e la compostezza ("si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce (...) che si dividevano all'intorno, quasi a guisa de' raggi d'un'aureola"), elementi tipici di una capigliatura femminile e giovanile seicentesca.

"- Perché? - domandarono a un tratto i due giovani. (Renzo e Lucia)" (cap. 6)

Questa frase implica il fatto che Renzo e Lucia abbiano età molto simili, poiché l'autore li definisce entrambi come "due giovani"

"Renzo non si fece molto aspettare. Appena gli parve ora di poter, senza indiscrezione, presentarsi al curato, v'andò, con la lieta furia d'un uomo di vent'anni" (cap. 2)

Infine, la descrizione della furia di Renzo (che ci informa dell'età del personaggio, egli infatti è un ventenne) implica che Lucia, la quale ha un età molto simile a quella del futuro sposo (come affermato nel commento precedente), sia anch'ella una ventenne.

​

(2) "- Lei ha intenzione, - proseguì l'altro, con l'atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull'intraprendere una ribalderia, - lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!" (cap. 1)

Il nome Lucia fa riferimento all'omonima Santa, che è caratterizzata da una grande fede e purezza d'animo (qualità comuni alla protagonista dell'opera). Il cognome Mondella si riferisce alla castità di Lucia (dall'aggettivo latino mundus, “pulito, raffinato”). Le caratteristiche del personaggio si possono quindi dedurre dai significati allegorici del nome e del cognome; lo stesso vale per Renzo.

(3) Il mestiere di Lucia non viene specificato nel testo, ma è possibile dedurre che sia un'operaia o che svolga uno dei vari mestieri manuali dell'epoca, presumibilmente la filatrice; tale ipotesi viene rafforzata dal seguente passo, in cui Lucia dice che lavorerebbe con Renzo, aiutandolo, forse, nel suo mestiere (il filatore): "- Renzo, - disse Lucia, con un'aria di speranza e di risoluzione più tranquilla: - voi avete un mestiere, e io so lavorare: andiamo tanto lontano, che colui non senta più parlar di noi." (cap. 3)

(4) "lei s'andava schermendo, con quella modestia un po' guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando i lunghi e neri sopraccigli, mentre però la bocca s'apriva al sorriso. (..) come ancora usano le contadine nel Milanese. Lucia aveva quello quotidiano d'una modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingevan sul viso: una gioia temperata da un turbamento leggiero, quel placido accoramento che si mostra di quand'in quando sul volto delle spose, e, senza scompor la bellezza, le dà un carattere particolare." (cap.2)

(5) "- Io non so che rispondere a queste vostre ragioni, - diceva: - ma vedo che, per far questa cosa, come dite voi, bisogna andar avanti a furia di sotterfugi, di bugie, di finzioni. Ah Renzo! non abbiam cominciato così. Io voglio esser vostra moglie, - e non c'era verso che potesse proferir quella parola, e spiegar quell'intenzione, senza fare il viso rosso: - io voglio esser vostra moglie, ma per la strada diritta, col timor di Dio, all'altare. Lasciamo fare a Quello lassù. Non volete che sappia trovar Lui il bandolo d'aiutarci, meglio che non possiamo far noi, con tutte codeste furberie? E perché far misteri al padre Cristoforo?" (cap. 6)

(6) Lucia fa una donazione molto sostanziosa a Fra Galdino, poiché affiliato all'ordine dei cappuccini; La ragazza crede perciò di rispettare il precetto cristiano secondo cui fare l'elemosina sia una delle principali manifestazioni di fede. Inoltre, la donazione favorirà dei frati, la cui esistenza è sinonimo di religiosità.

"Qui ricomparve Lucia, col grembiule così carico di noci, che lo reggeva a fatica, tenendone le due cocche in alto, con le braccia tese e allungate. Mentre fra Galdino, levatasi di nuovo la bisaccia, la metteva giù, e ne scioglieva la bocca, per introdurvi l'abbondante elemosina, la madre fece un volto attonito e severo a Lucia, per la sua prodigalità; ma Lucia le diede un'occhiata, che voleva dire: mi giustificherò." (cap.3)

Lucia, però, ha un secondo fine:

" - Mamma, perdonatemi, - rispose Lucia; - ma, se avessimo fatta un'elemosina come gli altri, fra Galdino avrebbe dovuto girare ancora, Dio sa quanto, prima d'aver la bisaccia piena; Dio sa quando sarebbe tornato al convento; e, con le ciarle che avrebbe fatte e sentite, Dio sa se gli sarebbe rimasto in mente...
(cap. 3)

Perciò, nonostante la fede e la spiccata pietas di Lucia, anche ad ella appartengono secondi fini e obiettivi, concetti che la caratterizzano come personaggio ed evitano che si trasformi in una piatta personificazione di fede e purezza.
 

(7) Quando Lucia viene rapita dai bravi dell'Innominato, Manzoni descrive i rapitori come "visacci" e le loro bocche come "bocche d'inferno" (sono quindi assimilabili a diavoli, in ovvia opposizione alla figura pia di Lucia), che la strattonano e la soffocano con un fazzoletto; questa scena colpirà profondamente il caposquadra dei bravi, il Nibbio, il quale sarà determinante per la successiva conversione dell'Innominato.

"Chi potrà ora descrivere il terrore, l'angoscia di costei, esprimere ciò che passava nel suo animo? Spalancava gli occhi spaventati, per ansietà di conoscere la sua orribile situazione, e li richiudeva subito, per il ribrezzo e per il terrore di que' visacci (..) Intanto tre bocche d'inferno, con la voce più umana che sapessero formare, andavan ripetendo: - zitta, zitta, non abbiate paura, non vogliamo farvi male -. Dopo qualche momento (...) le fuggì il colore dal viso; un sudor freddo glielo coprì; s'abbandonò, e svenne." (cap. 20)

Non riuscendo a scappare dalla carrozza, Lucia pensa di ricorrere alla pietà dei suoi assalitori, affermando che dio può smuovere anche i cuori più duri (azione che avrà effetto sul Nibbio e successivamente sull'Innominato):

"Accorata, affannata, atterrita sempre più nel vedere che le sue parole non facevano nessun colpo, Lucia si rivolse a Colui che tiene in mano il cuore degli uomini, e può, quando voglia, intenerire i più duri." (cap. 20)
 

(8) . "Se quell’altra vita di cui m’hanno parlato quand’ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non c’è, se è un’invenzione de’ preti; che fo io? perché morire? cos’importa quello che ho fatto? cos’importa? è una pazzia la mia... E se c’è quest’altra vita...!”
A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lasciò cader l’arme, e stava con le mani ne’ capelli, battendo i denti, tremando. Tutt’a un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima: “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!” E non gli tornavan già con quell’accento d’umile preghiera, con cui erano state proferite; ma con un suono pieno d’autorità, e che insieme induceva una lontana speranza. Fu quello un momento di sollievo: levò le mani dalle tempie, e, in un’attitudine più composta, fissò gli occhi della mente in colei da cui aveva sentite quelle parole; e la vedeva, non come la sua prigioniera, non come una supplichevole, ma in atto di chi dispensa grazie e consolazioni. Aspettava ansiosamente il giorno, per correre a liberarla, a sentire dalla bocca di lei altre parole di refrigerio e di vita; s’immaginava di condurla lui stesso alla madre
." (cap. 21)

(9) Le invocazioni di Lucia colpiscono anche la vecchia sottoposta dell'Innominato, che ricorda la sua giovinezza e i tempi in cui il suo cuore era ancora puro. Dopo aver assistito per tanti anni alle violenze e ai crimini dell'Innominato e dei suoi bravi, la vecchia ha ormai dimenticato i giorni della sua infanzia, legati alla religiosità perduta; rappresentati dalla rimembranza determinante circa la figura della Vergine Maria. Il fatto che la preghiera rievochi nella vecchia tali ricordi, indica che la forte presenza di Lucia è riuscita a risvegliare un lato del suo carattere che aveva ormai sepolto da tempo:

"- Chi è? perché? che vuol da me? (...) Oh! voi che siete una donna, in nome di Maria Vergine...! Quel nome santo e soave, già ripetuto con venerazione ne' primi anni, e poi non più invocato per tanto tempo, né forse sentito proferire, faceva nella mente della sciagurata che lo sentiva in quel momento, un'impressione confusa, strana, lenta, come la rimembranza della luce, in un vecchione accecato da bambino." (cap. 21)

(10) Persino nel dialogo con la monaca di Monza Lucia fa riferimento alla morale cristiana (offrendo come tributo per la permanenza in convegno la sua preghiera e quella della madre), fatto che successivamente intenerirà il duro cuore della signora:

"Ma sia fatta la volontà di Dio; sia certa, signora, che nessuno potrà pregare per lei più di cuore che noi povere donne. - A voi credo, - disse la signora con voce raddolcita. -" (cap. 9)

"Qualche volta, Gertrude quasi s'indispettiva di quello star così sulle difese; ma vi traspariva tanta amorevolezza, tanto rispetto, tanta riconoscenza, e anche tanta fiducia! Qualche volta forse, quel pudore così delicato, così ombroso, le dispiaceva ancor più per un altro verso; ma tutto si perdeva nella soavità d'un pensiero che le tornava ogni momento, guardando Lucia: " a questa fo del bene ". Ed era vero; perché, oltre il ricovero, que' discorsi, quelle carezze famigliari erano di non poco conforto a Lucia." (cap. 18)

Pensieri di Gertrude poco prima della consegna di Lucia ai bravi dell'Innominato: 

"La proposta riuscì spaventosa a Gertrude. Perder Lucia per un caso impreveduto, senza colpa, le sarebbe parsa una sventura, una punizione amara" (cap.20)

"Era il giorno stabilito; l'ora convenuta s'avvicinava; Gertrude, ritirata con Lucia nel suo parlatorio privato, le faceva più carezze dell'ordinario, e Lucia le riceveva e le contraccambiava con tenerezza crescente." (cap. 20)

(11) "Addio, monti sorgenti dall'acque, (...), Addio, casa natìa, (...), Addio, casa ancora straniera, (...), Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio!" (cap. 8)

(12) "Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande." (cap. 8)

bottom of page